Noi
crediamo che la saggezza consista in una specie di punto intermedio tra gli
estremi, in una specie di via di mezzo, per quanto oscillante e variabile. E
facciamo coincidere questa virtù con il bene. Ma l’uomo ama anche gli estremi,
ama correre pericoli, ama dare fondo al proprio desiderio, ama l’eccesso, ama
la dismisura. Non è detto quindi che, pur sapendo che cosa sia il bene, lo
segua. Nient’affatto.
Purtroppo la saggezza non sembra dare
tanti stimoli, in un mondo che invece cerca lo sballo, anche a costo della
propria distruzione.
Il piacere, il godimento sembra non
bastare mai. E perciò si cercano gli estremi.
Così la saggezza sembra una virtù
obsoleta, qualcosa da vecchi o da mediocri. E l’individuo e il mondo
periodicamente impazziscono. Ma, dopo ogni crisi, domandiamoci: abbiamo davvero
vissuto? È questo il senso o il sapore della vita?
Forse sì. Forse ci vuole l’uno e
l’altro. Ma resta la necessità del perno attorno a cui tutto giri.
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