Il
problema non è se credere o non credere in Dio. Ma in quale Dio (anche chi non crede non
crede ad una certa immagine di Dio). Esistono infatti molte immagini di
Dio, almeno tante quanti sono gli uomini. E si può credere o non credere in
Iddii completamente diversi.
Per
esempio, quando si parla del “Signore”, già ci si pone in un atteggiamento di
supplici sottomessi, quasi di questuanti. Manca l’orgoglio, la fierezza. Ci si
considera dei sudditi senza importanza di un assoluto Dominatore che fa di noi
quel che vuole. E anche questo atteggiamento ha varie gradazioni, in base al
grado di autonomia di chi crede o non crede.
Si
può credere ad un Dio totalmente altro o a un Dio che è dentro di noi (qui c’è
già più fierezza). Si può credere in un Dio che coincide con la natura e il
cosmo stesso o in Dio che se ne sta “fuori”. Si può credere in Dio che è semplicemente
una legge immutabile o in Dio che interviene nel mondo, in Dio immobile o in un
Dio che cambia se stesso. Si può credere in un Dio pensabile o in un Dio impensabile
dalla mente umana… E così via.
Ma
un certo numero di immagini può essere escluso perché frutto della fantasia
umana. E non si può e non si deve credere a certe immagini di Dio, perché sono
in contrasto con le nostre osservazioni. Per esempio, è certo che Dio non
coincide con quello di nessuna religione, perché ogni religione ci dà un’immagine
limitata e storicamente condizionata.
Non
è detto dunque che il vero credente sia il seguace di una religione (il che
contraddirebbe tutte le altre.) E può darsi che un ateo “creda” di più in Dio
di uno che prega tutti i giorni. Non è così semplice.
Come
diceva Meister Eckhart, per credere in Dio bisogna prima liberarsi di ogni idea
di Dio.
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