Quando
diciamo “io sono… questo”, diciamo contemporaneamente che non siamo tante altre cose. E sono più le cose che non siamo di
quelle che siamo. Apparteniamo ad un “campo dell’essere” che restringe se
stesso ad una piccolissima cosa, ad un individuo. È come se in un oceano
ritagliassimo, con un qualsiasi contenitore, un circoletto di un centimetro di
diametro. Ma una volta rimosso il confine del circoletto, quel po’ di acqua
separata tornerebbe a far parte dell’immenso oceano.
Se
seguiamo questo ragionamento, capiamo
che cosa significhi meditare: togliere il circoletto che delimita l’acqua e
tornare ad essere l’oceano.
Se
poi, invece di capire razionalmente, sentiamo
il procedimento nella realtà, stiamo effettivamente
meditando, realizziamo la meditazione.
In
tal senso, meditazione è liberazione – liberazione dalla strettoie.
Nessun commento:
Posta un commento