Se
ci domandassimo “se sappiamo di essere” risponderemmo di sì, ma se ci
domandassimo “se sappiamo chi siamo,” forse esiteremmo. Siamo infatti
consapevoli di non avere una visione panoramica di noi stessi. Molte cose ci
sfuggono.
I
grandi psicologi del passato (Freud, Jung, ecc.) ci hanno fatto capire che una
parte di noi, l’inconscio, ci sfugge. Jung per esempio parlava di “ombra”.
C’è
dentro di noi una zona in ombra che non conosciamo, ma che ci influenza di
continuo. Non siamo insomma padroni di noi stessi: siamo abitati da altro, dall’Altro.
Crediamo di agire per una motivazione, e invece agiamo per un’altra che ci
sfugge. Siamo abitati dal mistero. Chissà perché facciamo certe cose e non
altre, chissà che cosa ci indirizza verso una direzione anziché verso un’altra,
verso una decisione anziché verso un’altra, verso una persona anziché verso un’altra.
Ma
forse dovremmo fare un ulteriore passo. Non abbiamo soltanto “zone in ombra”
dentro di noi. Siamo noi stessi delle
ombre – ombre di Qualcosa che è la nostra vera natura, la natura ultima o
prima.
Ecco
bisogna imparare a “sentire” questo Qualcosa che ci sta alle spalle e che proietta
l’ombra di noi stessi. Il nostro ego è una proiezione di quella Natura, di quel
Sé.
Incominciamo
a pensarci, a percepirci, come ombre. E guardiamoci come ci guarderebbe il
Soggetto che ci proietta. Prendiamo le distanze da questo ego che è soltanto un’ombra.
Dis-identifichiamoci
dall’ego e re-identifichiamoci con quel Sé.
È
possibile farlo in certi momenti, quando ci accorgiamo che non agiamo per il
nostro piccolo interesse egoico, motivato dai suoi impulsi e desideri, ma da un
comando superiore di cui ci sfugge l’origine e la finalità.
Siamo
abitati da una grandezza che ci supera. Ma che è esattamente ciò che noi siamo.
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