domenica 11 marzo 2018

Chi siamo veramente?


Chi siamo noi? Ovviamente, al di là delle differenze individuali, siamo coloro che percepiscono, che pensano, che sentono, che sono coscienti. Siamo in breve il soggetto di tutte queste azioni. È una deduzione logica. E ognuno crede di sapere chi è.
Quando però cerchiamo di percepire tale soggetto, che ci sembra così ovvio, ci troviamo di fronte a una sorpresa spiacevole. Da una parte ci sembra di sapere intuitivamente chi siamo, ma dall’altra parte non riusciamo a circoscrivere chi siamo. Siamo. Ma chi siamo? Dov’è questo soggetto dell’essere?
Quando lo cerchiamo non lo troviamo, per il semplice motivo che ci dev’essere sempre il soggetto di queste nostre ricerche e di queste nostre conoscenze. In parole povere, c’è sempre un soggetto che ci sfugge.
Non possiamo percepire il percettore ultimo, perché ce ne sarà sempre uno ancora più ultimo che è consapevole di questo soggetto.
È come  cercare di cogliere la propria ombra: quando ci spostiamo e facciamo un passo avanti o indietro, anche l’ombra lo farà.
Diamo per scontato quindi di esserlo, in un modo empirico e pragmatico, ma non possiamo farne oggetto di una conoscenza rigorosa. Questo succede anche a livello psicologico. Sappiamo all’ingrosso chi siamo. Ma molto ci sfugge.
Dunque noi sappiamo chi siamo solo finché non cerchiamo di conoscere obiettivamente chi siamo. Ed è logico. Non possiamo oggettivare il soggetto.
Anche l’essere, l’ “io sono”, è una fede, una fiducia. Ma non può essere provato.
Possiamo esserlo, ma non possiamo provarlo. C’è sempre qualcosa di più che ci abita e che ignoriamo.
Teoricamente, potremmo anche non essere ciò che diciamo di essere. E in certi momenti questo ignoto io, questo io che ci abita a nostra insaputa, salta veramente fuori.
Allora, ripeto la domanda: chi siamo noi?    
Siamo coloro che non sanno che cosa sono.
Il problema di non sapere o di sapere solo approssimativamente chi siamo ci insinua un terribile sospetto. Potremmo essere solo una maschera… sotto la quale chissà chi c’è.
Indagate in tal senso. Domandatevi continuamente, nelle più disparate situazioni, chi siete: “Chi sono io?”
Io sono certamente colui che è consapevole, anzi sono la consapevolezza stessa – che sta prima di ogni conoscenza. Sono il Testimone ultimo. Che è inafferrabile finché lo inseguiamo. Ma che può essere colto solo essendolo, non in un atto di conoscenza (duale), ma in un atto di disidentificazione dal presunto noto e di sintesi dell'auto-essente.
Questa è la meditazione profonda. Ma, a questo punto, il soggetto che credevamo di essere, è già svanito da un pezzo e noi siamo in un’altra dimensione.

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