Chi
siamo noi? Ovviamente, al di là delle differenze individuali, siamo coloro che
percepiscono, che pensano, che sentono, che sono coscienti. Siamo in breve il soggetto di tutte queste azioni. È una
deduzione logica. E ognuno crede di sapere chi è.
Quando
però cerchiamo di percepire tale soggetto, che ci sembra così ovvio, ci
troviamo di fronte a una sorpresa spiacevole. Da una parte ci sembra di sapere
intuitivamente chi siamo, ma dall’altra parte non riusciamo a circoscrivere chi
siamo. Siamo. Ma chi siamo? Dov’è questo soggetto dell’essere?
Quando
lo cerchiamo non lo troviamo, per il semplice motivo che ci dev’essere sempre
il soggetto di queste nostre ricerche e di queste nostre conoscenze. In parole
povere, c’è sempre un soggetto che ci sfugge.
Non
possiamo percepire il percettore ultimo, perché ce ne sarà sempre uno ancora
più ultimo che è consapevole di questo soggetto.
È
come cercare di cogliere la propria
ombra: quando ci spostiamo e facciamo un passo avanti o indietro, anche l’ombra
lo farà.
Diamo
per scontato quindi di esserlo, in un modo empirico e pragmatico, ma non
possiamo farne oggetto di una conoscenza rigorosa. Questo succede anche a
livello psicologico. Sappiamo all’ingrosso chi siamo. Ma molto ci sfugge.
Dunque
noi sappiamo chi siamo solo finché non cerchiamo di conoscere obiettivamente
chi siamo. Ed è logico. Non possiamo oggettivare il soggetto.
Anche
l’essere, l’ “io sono”, è una fede, una fiducia. Ma non può essere provato.
Possiamo
esserlo, ma non possiamo provarlo. C’è
sempre qualcosa di più che ci abita e che ignoriamo.
Teoricamente,
potremmo anche non essere ciò che diciamo di essere. E in certi momenti questo
ignoto io, questo io che ci abita a nostra insaputa, salta veramente fuori.
Allora,
ripeto la domanda: chi siamo noi?
Siamo
coloro che non sanno che cosa sono.
Il
problema di non sapere o di sapere solo approssimativamente chi siamo ci insinua
un terribile sospetto. Potremmo essere solo una maschera… sotto la quale chissà
chi c’è.
Indagate
in tal senso. Domandatevi continuamente, nelle più disparate situazioni, chi
siete: “Chi sono io?”
Io
sono certamente colui che è consapevole, anzi sono la consapevolezza stessa –
che sta prima di ogni conoscenza. Sono il Testimone ultimo. Che è inafferrabile
finché lo inseguiamo. Ma che può essere colto solo essendolo, non in un atto di
conoscenza (duale), ma in un atto di disidentificazione dal presunto noto e di
sintesi dell'auto-essente.
Questa
è la meditazione profonda. Ma, a questo punto, il soggetto che credevamo di
essere, è già svanito da un pezzo e noi siamo in un’altra dimensione.