Noi ci identifichiamo con tante cose,
con tanti ruoli, che non sono affatto fondamentali, ma che appartengono
semplicemente alla nostra superficie. Spesso se ne può fare tranquillamente a
meno. In tal senso dobbiamo distinguere tra ciò che appartiene al nostro essere
più profondo e ciò che appartiene alla superficie.
Con meno cose ci identifichiamo, meglio
stiamo. Dobbiamo trovare la nostra essenza e lasciar perdere tutto il
resto, come un inutile appesantimento, come una fonte di delusioni e di
sofferenze.
Se mi identifico con un lavoro amato,
probabilmente questo appartiene alla mia essenza. Ma se mi identifico con una
squadra di calcio, con una setta, con un titolo, con un ruolo, con una classe
sociale o con una carica, queste cose sono certamente superficiali e mi daranno
più dispiaceri che altro. Pensiamo per esempio a quante volte la squadra di
calcio per cui facciamo il tifo sarà sconfitta e noi staremo male – ecco una
sofferenza inutile.
Anche quando ci identifichiamo con cose
più importanti, ci vuole sempre una dose di distacco e di temperanza.
Riflettiamo se vale davvero la pena, se non è una delle cose che non ci
definiscono nel profondo e che possiamo e dobbiamo prima o poi abbandonare.
Occorre avere uno sguardo lungo, una
visione capace di distinguere e di vedere lontano. Cosa è indispensabile a
definirmi? Cosa è superfluo? Di cosa posso fare tranquillamente a meno?
Togliamo a poco a poco i vari strati, i vari vestiti e cerchiamo la nudità dell’anima.
La nostra essenza.
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