Se studiate un po’ di filosofia cinese,
vi accorgerete che ad un certo punto, qualche secolo prima della nascita di
Cristo, sorse una discussione sulla natura dell’uomo. Qualcuno sosteneva che la
natura dell’uomo è fondamentalmente buona; altri che è fondamentalmente malvagia
mentre la bontà è qualcosa di artificiale.
Noi oggi sappiamo che è entrambe le
cose. E che molto dipende dalle circostanze, dai tempi, dalla cultura
prevalente, dalla società, dalle conoscenze, dalla scelta dei leader e da mille
altri fattori.
Alcuni di questi fattori sono
individuali - legati al carattere e alla genetica - ed altri sociali. Ma esiste
anche qualcosa di più ampio, di cui di solito teniamo poco conto: il clima, l’ambiente,
l’evoluzione naturale. Se siamo su questa Terra è perché l’ambiente ci è stato
favorevole.
L’ambiente è come il tempo, qualcosa
che ci trascina indipendentemente dalla nostra volontà. Qualcosa di troppo
forte per essere dominato, il segno di una trascendenza che ci supera tutti,
nel bene e nel male.
Resta il fatto che, mentre ci
consideriamo piccole enclave, chiuse e separate, la separazione è solo
temporanea. E, prima o poi, cederà, lasciando crollare ogni difesa e facendoci
ritornare alla natura. Siamo come l’aria contenuta per un po’ in un palloncino.
La tensione delle pareti divisorie farà scoppiare il palloncino e l’aria
tornerà a mischiarsi con la vasta atmosfera circostante.
Ma c’è un limite anche qui, perché, al
di fuori di questo piccolo pianeta, che stiamo consumando voracemente e
incoscientemente, non c’è altra aria: ci sono, per distanze siderali, spazi,
pianeti e stelle prive di ossigeno, a dimostrazione che la comparsa sulla Terra
è un evento raro e fortunato. E che la coscienza umana deve assolutamente
diventare consapevole della propri fragilità e della propria responsabilità nei
confronti dell’ambiente.
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