sabato 24 giugno 2017

Il bene comune

La differenza tra popoli più evoluti e popoli più sottosviluppati sta tutta in due parole: “bene comune”. I popoli più sviluppati, più ordinati e più prosperi sono quelli in cui la maggior parte dei cittadini lavora per il bene comune. Negli altri si lavora per se stessi, per la famiglia, per la parte politica, per la consorteria o per la cosca, ma si ignora il bene comune.
Esemplare il caso del mafioso che seppellisce nella propria regione scorie velenose per la salute pubblica. Lui si è arricchito e gli altri muoiono.
Se esaminiamo la mappa dei popoli più evoluti, troviamo gli anglosassoni, cioè i popoli protestanti. Gli altri, i cattolici, come l’Italia o i paesi sudamericani, sono sempre più corrotti, sono quelli in cui quasi non esiste l’idea di bene comune.
Ora, il senso dell’ordine e dell’organizzazione dipende dal carattere dei popoli, ma il senso etico dipende dai valori religiosi.
Certo, in Italia siamo bravissimi a fare obiezioni di coscienza o a iscrivere i nostri figli all’ora di religione, ma poi gli stessi individui, così ligi ai dettami religiosi, rubano i soldi pubblici, rubano, evadono le tasse, prevaricano, cercano privilegi e imbrogliano in mille modi, senza curarsi del bene comune.

Come mai? Forse perché per il cattolico il bene etico riguarda essenzialmente una dimensione dogmatica, sessuale ed ecclesiale, ma non arriva mai a livello di senso civico. Del resto, si sa che la Chiesa cattolica è sempre stata e rimane la grande nemica dello Stato, cui vorrebbe sostituirsi.

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