Ogni
tanto leggo qualche libro di teologia. Voglio rendermi conto di come qualche
ometto presuntuoso abbia la pretesa di parlare di Dio, abbia la pretesa di
usare le parole per circoscrivere ciò che non può essere detto - e neppure
pensato. E mi metto a sorridere.
Non si può parlare di ciò di cui non si ha esperienza.
Prima, dovremmo fare l'esperienza della Trascendenza. Ma, se non smettiamo
di parlare e di pensare, questa esperienza è impossibile. Dunque...
Non
siamo prigionieri soltanto delle opinioni e dei valori sociali, ma anche delle parole
e delle convenzioni umane. Basti pensare che per noi, mettersi in relazione,
significa parlare: se due o più persone s'incontrano, devono parlare. Se non
comunichiamo attraverso le parole, ci sentiamo imbarazzati. Ma la vera
comunicazione avviene al di là delle parole.
Facciamolo come esercizio.
Incontriamoci e stiamo insieme senza parlare. Questo è un importante esercizio
di meditazione.
Solo più tardi potremo "parlare" di Dio. Le parole prefabbricate per ora ce lo impediscono.
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