La
nostra società è sempre più tesa, ansiosa, depressa o stressata. Colpa
dell'organizzazione della famiglia, del lavoro, dello studio, degli organismi
sociali; colpa dei valori, degli impegni e delle aspettative che ci siamo
imposti. Risultato: tutti stanno male, anche quando non sono ammalati. Allora
ricorrono ai tranquillanti, agli antidepressivi, agli psicoterapeuti, alla
religione o alla meditazione. Così, per un po' riescono a ritrovare la
serenità, ma poi, immersi in un mondo che non dà tregua, finiscono di nuovo per
rodersi dalla preoccupazioni. È difficile trovare la tranquillità quando siamo
continuamente bombardati da notizie di guerre, epidemie, omicidi, corruzione,
disastri naturali e atrocità varie. Non si può essere calmi in un ambiente del
genere.
In effetti, bisognerebbe allontanarsi dalla società. Forse, se
vivessimo in un luogo remoto, lontano da tutti, senza televisione, radio,
telefono e computer, potremmo ritrovare la pace e un ritmo naturale di vita. Ma
dov'è questo luogo? E chi ci assicura che non ci porteremmo dietro, dentro di
noi, tutti questi motivi di preoccupazione? E poi dovremmo stare soli, perché
come potremmo non essere in ansia se le persone che amiamo stanno male?
L'unica via d'uscita è farci interiormente un centro di calma,
dove poterci rifugiare periodicamente quando le cose vanno male. Questo centro
va individuato quando siamo tranquilli e poi va rivisitato sistematicamente, in
modo da renderlo il più possibile resistente agli attacchi di un mondo senza
pace.
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