Nel campo della
meditazione è venuto di moda prendersela con l'ego come se fosse la fonte di
tutti i mali. In realtà, senza ego ci mancherebbe l'impalcatura per essere noi
stessi, per avere un'identità. Ma dall'ego nascono tanti problemi, tutti
imperniati sul fatto che l'ego si crede separato da tutti gli altri esseri e
che vuole distinguersi, possedere e primeggiare. Bisogna allora meditare sul
fatto che l'ego nasce da altri ego ed è in continuo rapporto con essi. Già alla
nascita il nostro ego, come il nostro patrimonio genetico, si forma con parte
di quello paterno e con parte di quello materno. E poi, attraverso gli scambi
culturali ed affettivi, continua ad essere un nodo di una rete di relazioni, è
relazione ed ha per scopo il relazionarsi con gli altri. In tal senso è
composto da tanti altri ego e non può essere del tutto se stesso.
Quando perciò dico “io” mi riferisco a un
complesso di caratteristiche, molte delle quali non sono propriamente “mie”, ma
sono parti di altri ego introiettati più o meno armoniosamente, ed alcuni in
conflitto tra loro.
Chi sono io? Sono tante persone, come una
specie di sole intorno a cui girano molti pianeti – un sistema di ego. Ma noi
puntiamo al centro. Scartando tutto ciò che è acquisito o periferico, cerchiamo
quel nucleo, che è appunto l'essenza.
Solo il buddhismo sostiene che non esiste
un'anima. Ma anch'esso deve ammettere che qualcosa dovrà continuare a
reincarnarsi fino a che non otterrà la liberazione ultima. Esiste dunque
un'anima provvisoria. Questa provvisorietà, però, può durare per un numero
incalcolabile di esistenze. E quindi…
Forse un giorno ci riuniremo tutti nella
grande Anima Universale e, perciò, non ci sarà più bisogno di individualità. Ma
ci vorrà tempo – ancora molto tempo. E intanto… la vita continua.
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