Quando il monaco
indiano Bodhidharma si recò in Cina per diffondere il buddhismo, l'imperatore
Wu lo fece convocare e gli domandò di definire la sua nuova religione, che si
sarebbe chiamata prima ch'an e poi zen. Bodhidharma rispose:
"Un
insegnamento speciale al di fuori delle Scritture,
indipendente da
parole e da lettere,
in cui si mira
direttamente allo spirito dell'uomo.
Contemplando la
propria natura
si realizza la
natura del Buddha."
L'imperatore non
capì nulla. Ma Bodhidharma aveva enunciato i principi fondamentali della
meditazione. Prima di tutto qui non ci sono scritture più o meno sacre che
invece sono fondamentali nelle altre religioni. Qui non ci si deve perdere
nelle interpretazioni teologiche o nelle speculazioni filosofiche. Qui non c'è
nessuna autorità, che non sia il proprio spirito più profondo.
La verità, la realtà, abita all'interno
dello spirito umano e, per scoprirla, non bisogna cercare né nei testi sacri né
nelle parole autorevoli di qualche personalità, ma direttamente dentro di sé,
nella propria natura. Bisogna insomma puntare verso il centro e il fondo di se
stessi, senza intermediazioni culturali, anzi liberandosi delle interferenze
della mente che tutto interpreta e falsifica.
Non ci sono vere e proprie tecniche. O,
per meglio dire, le tecniche hanno un unico scopo: far convergere l'attenzione
e la concentrazione verso la propria natura essenziale. Questa natura
essenziale è anche la natura di tutti i Buddha, ossia di tutti gli esseri
illuminati.
Se volete meditare, questo dovete fare.
Dovete capire che cosa significhi "mirare direttamente allo spirito
dell'uomo" e sparare il vostro colpo. Bastano anche pochi istanti. Ma
dovete essere al meglio della vostra chiarezza mentale e dovete provare il
bisogno di svegliarvi dallo stato di torpore in cui vi trovate abitualmente per
diventare sempre più sensibili e consapevoli.
Nessun commento:
Posta un commento