Magari il nostro
Dio fosse amore, magari i nostri interessi fossero rivolti all'affettività e
alle passioni! In realtà Dio oggi è il denaro, il profitto, il mercato, insomma
l'economia. Oggi è l'economia che dà un valore a ogni cosa, che domina i nostri
pensieri e le nostre emozioni. Guadagni tot? Vali tot. Quanti sforzi e quante
energie dedichiamo all'economia e quanti all'amore? Quanto lavoriamo per
guadagnare e quanto amiamo? Facciamo un breve calcolo e scopriremo chi è il
nostro vero Dio, la nostra vera religione.
D'altronde quasi tutte le religioni
nascono da idee di profitti e perdite, di dare e avere. Per esempio ci sono
parabole evangeliche dove Dio è paragonato ad un mercante o ad un banchiere che
presta denaro per controllare chi riesce a farlo fruttare di più. È vero che
queste parabole hanno un significa religioso, ma resta il fatto che il
linguaggio e l'esempio sono proprio quelli economici. "Date e vi sarà
dato... A chi ha sarà dato ancora di più e a chi non ha sarà tolto anche quello
che ha..."
Fare il bene viene visto come un
investimento. E chi riesce a far fruttare meglio il proprio capitale di buone
azioni avrà come premio il paradiso. Insomma, l'aldilà, il regno dei cieli, è
concepito come un conto in banca che frutterà tanto più quanto più si sarà
investito in buone azioni. Di conseguenza Dio viene visto come il Supremo
Ragioniere o Banchiere che presenta i suoi rendiconti e stabilisce gli
interessi dovuti.
Stando così le cose, il nostro mondo è
dominato da una ragione strumentale, da un pensiero calcolante, che ci
trasforma tutti in investitori, speculatori e accorti calcolatori. Questo è il
nostro Dio: la partita doppia, il calcolo dei profitti e delle perdite. E poi
ci domandiamo come mai nelle nostre società hanno finito per governare banchieri
ed economisti. Non lo sono anche i nostri preti?
Quelli che non sono dediti agli abusi su minori sono dediti ad accumulare capitali.
Quelli che non sono dediti agli abusi su minori sono dediti ad accumulare capitali.
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