Chi è attratto
dalla meditazione prova un bisogno spirituale che le altre religioni non
soddisfano. Nel Vedanta, per esempio, si dice che il centro dell'anima (atman)
è il divino (brahman) e che possiamo accedervi entrando in contatto con il
punto più profondo del nostro essere. Siamo dunque sollecitati a fare
esperienza della trascendenza attraverso metodi mentali e psicologici,
cercando dentro noi stessi.
Questo significa che non sempre siamo in
contatto con questa parte profonda del nostro sé . Per farlo, dobbiamo far
tacere ogni altra attività esterna e interna e cercare di sentire questa
parte di noi, che altrimenti rimane soffocata e oscurata. Per prima cosa
dobbiamo dunque trovare la connessione con questa parte interore (e ci
vuole un po' di tempo) e per seconda cosa dobbiamo rimanere allineati o sintonizzati
su di essa.
Connettersi con l'anima significa
risvegliare la consapevolezza, che è la parte più profonda o più elevata
della coscienza normale. Non bisogna però mitizzare il concetto di anima. Il
risveglio di questa parte di noi non si traduce in spettacolari visioni di
angeli o di dei, ma in uno stato di benessere che si configura in vari modi:
diminuzione di ansia, di stress, di depressione, di confusione, di senso di
impotenza, di senso di colpa, di senso di vergogna, di conflitti interiori e di
sfiducia nelle nostre capacità e in un aumento di chiarezza mentale, forza,
energia, sicurezza, amore, compassione, ispirazione, calma, appagamento,
eccetera.
Jean-Jeaques Rousseau diceva che ogni
uomo nasce con il compito di dimostrare "l'ipotesi dell'anima".
Questo è dunque il prossimo salto evolutivo che aspetta l'uomo, senza il quale
non avremmo nessuna possibilità di evoluzione.
Comunque, non c'è bisogno per ora di
concepire l'anima come qualcosa di trascendente. Per ora, la sua presenza è
riscontrabile negli stati d'animo quotidiani. Se ci sentiamo sereni,
equilibrati, lucidi, comprensivi, calmi e aperti alle novità e agli altri vuol
dire che siamo a contatto con l'anima, vuol dire che l'acqua della sua fonte
fluisce in noi; se invece ci sentiamo irritati, ansiosi, depressi, egocentrici,
ostinati, rigidi e chiusi, vuol dire che abbiamo perso tale contatto.
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