Il maestro vietnamita
Thich Nhat Hanh utilizza la pratica delle “campane di consapevolezza”: ogni
tanto, durante la giornata, viene suonata una campana al cui suono ci si deve
fermare e si deve inspirare ed espirare consapevolmente. Il metodo è molto
utile perché spesso tutti noi, presi dalle nostre attività, ci dimentichiamo di
praticare, di tornare a noi stessi. Bastano poche ispirazioni ed espirazioni,
pochi secondi.
Si può
anche ricorrere a sveglie opportunamente regolate, a orologi a pendolo, ad
allarmi attivati sul computer o a qualunque altro suono; per esempio, ogni
volta che squilla il telefono.
In quei
momenti dobbiamo ricordarci di essere consapevoli, di essere lì, di essere
presenti, di essere attenti al nostro stesso essere. Perché è certo che noi
siamo spesso consapevoli delle cose, degli eventi e delle persone, ma non del
nostro stesso essere.
Questo
modo di essere consapevoli è diverso da tutti gli altri. Non è una
consapevolezza applicata ai nostri vari problemi e interessi, ma a noi stessi.
Ed è questa consapevolezza che deve essere richiamata e rafforzata – la
consapevolezza di essere in un dato contesto e tempo. Per esempio: “Io sono qui
e in questo momento e sto facendo queste cose. E mi vedo e mi percepisco”.
È questo
tipo di consapevolezza che distingue noi esseri umani da tutti gli altri esseri
viventi. Ed è bene richiamarla il più spesso possibile per rafforzarla e
aumentarla. Da lì nascerà l’uomo nuovo, ancora più dotato e intelligente.
Non solo
il cervello è plastico, ma anche la mente. Il segreto dell’evoluzione è tutto
qui. Anziché aspettare ere geologiche per svilupparci, possiamo addestrarci e
velocizzare l’intero processo fin da ora. Così nasceranno nuove doti, nuove
capacità.
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