Dunque per i Cinquestelle sono bastati pochi mesi di governo,
cioè di potere, per dimenticarsi di tutti i loro principi sull’uguaglianza,
sulla legalità, sull’onestà, sull’ “uno vale uno” e della loro lotta contro i
privilegi di casta – ed ecco che hanno votato contro il rinvio a giudizio di
Salvini, perché in tal modo salvano anche il loro posto e i relativi stipendi e
privilegi. Anzi, incominciano a dire che anche il principio dei due mandati deve
essere rivisto.
Come dice l’ex-ideologo Becchi, si è votato per salvare non solo
Salvini ma anche Di Maio. I principi sono una bella cosa da sventolare in
campagna elettorale. Ma la realtà è sempre un’altra.
Del resto, quando si fa un “contratto” con il Diavolo, non ci si
può aspettare di rimanere puri e duri.
Le regole del potere sono una sola: restare al potere il più a lungo
possibile e incassare più soldi e più privilegi possibili. E i Cinquestelle non
fanno eccezione. Dove lo troverebbero, questi giovani, che erano per lo più
disoccupati, un altro lavoro e uno stipendio del genere?
Da nessuna parte. Al massimo potrebbero aspirare al reddito di
cittadinanza che, non a caso, è il loro cavallo di battaglia. Non lo fanno per
gli altri. Lo fanno per se stessi e i loro parenti.
Anche la loro “democrazia diretta” ha dimostrato la sua incapacità.
Non solo hanno votato solo 51.000 iscritti, ma la piattaforma Rousseau, di proprietà
privata, ha fatto come al solito cilecca. Il che, per l’azienda di informatica
di Casaleggio e per la “democrazia diretta”, non è una bella pubblicità.
Insomma, tutte cose già viste e facilmente prevedibili per noi
vecchi smaliziati. Ma, in questo paese (e forse in tutti) gli ingenui, gli
sprovveduti e gli illusi sono sempre la maggioranza. Altrimenti, perché
andremmo così male?
Noi non siamo ancora capaci di distinguere i sogni dalla realtà.
Viviamo di illusioni. E, se qualcuno vuole svegliarci dal nostro sonno, lo
consideriamo un pessimista o uno scocciatore. Vogliamo continuare a dormire.
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