Se l'eternità è
qualcosa cui si applica l'avverbio "sempre", allora l'attimo presente
è quanto di più vicino ci sia ad essa, perché è sempre qui e ora.
L'attimo presente è sempre presente ed è sempre diverso. Ma non bisogna
trasformare l'attenzione in una forma di tensione, di concentrazione
spasmodica; non dobbiamo sforzarci di diventare cani da guardia del presente.
L'attenzione non è controllo, non è preoccupazione ansiosa; è piuttosto un atto
di piacere, un sollievo, un fluire con la vita, una testimonianza silenziosa e
amorosa.
L'attenzione non perde di vista il
momento presente, ma non se ne fa neppure assillare. È come una madre che,
mentre svolge e sue faccende, non smette di "sentire" il bambino che
si muove in casa.
Ed è una presenza terapeutica, dato che
noi possiamo guarire o aggiustare solo ciò che osserviamo, non ciò di cui non
siamo consapevoli.
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