Essere arrabbiati significa da una parte stare male e dall'altra
avere una gran quantità d'energia. Non compiremmo certe azioni, anche utili,
senza una certa ira che ci aiuta a disinibirci. Il problema è che in quei
momenti noi siamo travolti da questa forte emozione, che può farci compiere
follie. L'energia però è qualcosa di positivo; ecco perché non è bene reprimere
o scacciare l'ira, ma dobbiamo cercare di convertirla in una forza utile.
Per prima cosa
dobbiamo prendere coscienza di questa forte emozione e possibilmente delle sue
cause. Se abbiamo qualche fondata motivazione (per esempio perché ci indigniamo
per un'ingiustizia), allora avvolgiamo l'ira nella nostra consapevolezza
mantenendo contemporaneamente la consapevolezza del respiro. Con questo metodo
a poco a poco l'ira si calmerà, e noi potremo utilizzarne la sua carica per
fini positivi.
Addestrarsi a prendere le distanze dall’ira (e dalle altre
emozioni più coinvolgenti) non ha né uno scopo moralistico né uno scopo
repressivo, ma serve a non reagire (e quindi ad agire) come tanti ometti
mediocri che ci circondano e che si lasciano manovrare da tante forze esterne e
interne. È in sostanza un metodo per ritrovare la propria autonomia. È anche in
tal senso che si parla di liberazione, di emancipazione. Da che cosa dovremmo
liberarci se non dagli infiniti condizionamenti che ci riducono a marionette?
Se rimanete prigionieri dei vostri istinti, delle vostre pulsioni,
dei vostri sentimenti e delle vostre emozioni, non potrete fare passi avanti
sulla via della spiritualità.
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