Attaccarsi
ai pregiudizi, ai preconcetti e alle fedi è sempre un errore, perché ci si
chiude al nuovo e ci si comporta come il ricco mercante di una favola
buddhista. Costui aveva un bambino e un giorno partì per un viaggio di affari.
Ma il villaggio fu assalito dai predoni che rubarono tutti i beni e alla fine
bruciarono le case. Quando il mercante tornò, trovò la casa bruciata e scoprì
le ceneri di un bambino. Convinto che fosse suo figlio, lo pianse amaramente e
poi raccolse le ceneri in uno scrigno che portava sempre con sé.
Il bambino però era solo stato rapito
e, dopo qualche anno, riuscì a fuggire. Tornato alla casa paterna, che era
stata ricostruita, bussò alla porta. “Chi è?” domandò il padre. “Sono io, tuo
figlio.” “Impossibile, mio figlio è morto. Ho qui le sue ceneri. Perciò, tu sei
un impostore. Vattene!”
Il bambino lo pregò a lungo, ma il
padre fu irremovibile. Così il figlio se ne andò. E stavolta il mercante lo
perse per sempre.
Lo stesso succede a chi crede di avere
la verità in tasca e si chiude a ogni altra possibilità.
La vera spiritualità è esattamente il
contrario: è apertura mentale, non chiusura nei dogmi.
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