mercoledì 12 settembre 2018

Premi e punizioni


Le religioni di massa, nate in tempi molto primitivi, svelano meccanismi di un’incredibile rozzezza e si basano sul principio del premio/punizione. Se per esempio togliessimo l’idea dell’inferno (cioè della punizione divina), i preti non avrebbero più nessun potere sulle ingenue coscienze umane, non ancora evolutesi. Chi fa il cosiddetto bene (che spesso è un male) per paura dell’inferno o per la speranza (avida) di avere una ricompensa celeste, non avrebbe più nessuno stimolo a comportarsi così.
Quanto alla presunta mediazione tra l’uomo e Dio, è una vecchia storia. Per esempio, già nell’India dei brahmani, i sacerdoti sostenevano che, se loro non avessero eseguito i riti nel modo giusto, gli uomini non avrebbero più avuto la possibilità di ottenere protezione e grazie dagli dei.
Ma il meccanismo più perverso (e più astuto) è quello cattolico, dove il prete non solo si presenta come mediatore ma anche come colui che può assolvere i peccati di chi si rivolge a lui. Un sistema perfetto di ricatto e di acquisizione di potere. Un sistema perfetto per non far sviluppare la consapevolezza individuale degli uomini. Infatti, in tanti paesi cattolici, la coscienza personale è una grande assente.

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