martedì 4 settembre 2018

L'ottimista e il pessimista


Si dice che il pessimista sia un ottimista ben informato. Informato di che? Ovviamente delle difficoltà della vita e di ogni avventura e del fatto che tutto alla fine cambia e finisce. All’ottimista invece sembra che tutto debba sempre andare bene e che le cose non si disgregheranno mai. Il che è evidentemente sbagliato. Prima o poi le cose andranno male e alla fine andranno malissimo e si disgregheranno.
              L’ottimista dice che questo è il migliore dei mondi possibili. Il pessimista commenta: “Purtroppo…” Nel senso che vede chiaramente che il mondo si basa su leggi feroci e spietate e che alla fine tutto collasserà, dal singolo individuo all’universo stesso.
              L’ottimista sogna un Dio che sia pace e amore. Il pessimista vede che da un Dio del genere non sarebbe nato questo mattatoio.
              Se questo è il migliore dei mondi possibili, chissà gli altri. E se questo mondo è la creazione di un Dio, questo Dio non deve essere un granché in fatto di previdenza e bontà.
              Ma questi ragionamenti sono validi solo se adottiamo la vecchia idea di un Dio perfetto e onnipotente che dall'alto e dall'esterno crea il cosmo. Non si capisce infatti come dalla perfezione possa nascere tanta violenza.
              Se invece sposiamo l’idea che il mondo si sia fatto da sé a forza di prove e di tentativi, sbagliando parecchio, e se fosse in una evoluzione comunque migliorativa, allora – e solo allora – potremmo dire che il poverette ha fatto anche troppo.

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