Secondo il
buddhismo, i tre grandi ostacoli alla liberazione sono l’avversione,
l’attaccamento e l’ignoranza/confusione. Si tratta in realtà di tre
atteggiamenti mentali che costituiscono le fondamenta più negative dell’essere
umano. L’atteggiamento di avversione è vedere gli altri come nemici, è cogliere
il lato riprovevole delle cose e delle persone, è emettere giudizi e condanne, è
essere sempre diffidenti e scettici, è essere pessimisti, è non credere nelle
proprie possibilità.
Questi
inquinanti non solo non ci permettono di vedere chiaramente la realtà, ma ci rendono
anche infelici. Dobbiamo quindi coglierci nei momenti in cui ci abbandoniamo ad
un atteggiamento di avversione e vediamo tutto con lenti deformanti nere individuando
solo i difetti delle situazioni e delle persone. Prendendo coscienza di tali
cedimenti, usciamo da una negatività generalizzata, curiamo lo scoraggiamento e
ci tiriamo gradualmente fuori. Non è vero che le cose siano così negative come
le vediamo in certi momenti. Possiamo correggere il tiro, possiamo correggere
la vista, possiamo confidare non nell’aiuto di qualche protettore divino, ma nelle
nostre stesse potenzialità.
Questo è molto
importante. Non siamo povere banderuole in balia del vento, non dobbiamo
dipendere sempre dagli altri o dalle divinità. Possiamo anche far resistenza e
contare sulla nostra forza.
Le avversità
esistono e si manifestano quasi ad ogni passo. Ma noi non dobbiamo cedere allo
sconforto e, di conseguenza, aumentarle con ansie, paure e preoccupazioni.
Abbiamo dentro di noi una riserva di energie che possono essere mobilitate
anche quando tutto ci sembra perduto.
È la
consapevolezza che, facendoci vedere il nostro abituale atteggiamento negativo,
ci permette di distaccarci e di cambiare registro.
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