Molti
pensano che meditare non serva a
niente. E, in un certo senso, hanno ragione. Dal loro punto di vista, hanno
ragione.
Tuttavia,
questo “non fare” (per rimanere semplicemente presenti e consapevoli), per il
meditativo è riuscire a percepire la vita stessa. Dal suo punto di vista, è il
fare meccanico e febbrile degli altri che è non fare -una vera e propria
perdita della sensibilità della vita.
Resta
il fatto che la medit-azione/contempl-azione è sempre stata considerata dalle
grandi anime umane l’attività più elevata, in Oriente e in Occidente (da
Aristotele a Fromm).
Quindi,
che cosa sia il vero “fare” e quale rapporto abbia con il “non fare” è tutto da
rivedere. L’alienazione di oggi consiste nella perdita di questa comprensione.
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