Da una parte c'è la teologia tradizionale che ci parla di un Dio
onnipotente che sarebbe Bontà e Amore, e dall'altra parte c'è la constatazione
che l'universo da lui creato è un'immane macelleria in cui tutti divorano tutti,
in cui tutti devono combattere e in cui gli esseri viventi sono specie di cavie
da laboratorio, destinate comunque ad essere sacrificate per il progresso
generale.
Date un'occhiata all'Africa o a certi paesi del
terzo mondo, dove milioni di bambini crepano di fame e di malattie, dove si
muore giovani e dove chi comanda è semplicemente l'individuo più feroce. Questa
è la storia del mondo. I conti non tornano. Come potrebbe un Dio così buono
creare un mondo così violento e concepire un meccanismo infernale come quello
dell'evoluzione, dove i più deboli finiscono ammazzati?
Chiunque di noi, se potesse concepire e creare
un mondo per i propri figli, lo farebbe migliore - non questa specie di teatro
di guerra.
Ma forse siamo noi che abbiamo messo il carro
davanti ai buoi, e all'origine non c'è affatto un Dio come quello immaginato
dai teologi. C'è piuttosto un'oscura forza che cerca faticosamente,
dolorosamente, di venire alla luce, tra mille sbagli.
Dunque, Dio non sarebbe all'inizio, ma alla
fine. Dio deve ancora nascere. E può nascere solo da uno sviluppo ulteriore
della nostra consapevolezza. C'è ancora un salto evolutivo da compiere.
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