A
prima vista, il buddhismo sembra voler dire che la vita è qualcosa di negativo,
perché è inscindibile dalla sofferenza. Anche altre religioni orientali
sembrano voler considerare l'esistenza qualcosa da cui ci si deve ad ogni costo
liberare. Al contrario, le religioni occidentali sembrano voler indicare che la
vita, nonostante il suo carico di dolore, è comunque qualcosa di positivo. Ma
non bisogna farsi confondere da simili affermazioni. Il buddhismo per esempio
esalta anche la preziosità della vita umana, in quanto è una gran fortuna, una
fortuna rara, essere nati sotto forma umana: solo così, infatti, si può tentare
la via della liberazione.
Dunque nessuno nega la fortuna di essere
nati, il bene della vita, il privilegio di possedere la scintilla della
consapevolezza. C'è solo una differenza di prospettiva. Mentre per le religioni
occidentali (giudaismo, cristianesimo ed islam) la vita sotto forma umana
sembra essere un livello di massimo sviluppo, per quelle orientali essa è solo
un livello di sviluppo piuttosto basso, e sono necessarie altre vite ed altri
salti di coscienza per approdare ad un livello ben superiore. Va detto, però,
che anche le religioni occidentali prevedono altri livelli dopo questa vita:
paradiso, purgatorio e inferno; nonché livelli angelici e diabolici. C'è dunque
perfino la possibilità di tornare indietro nella scala evolutiva.
Ma per l'Oriente sarebbe per lo meno
strano che tutto si risolva in una sola vita e che la condanna o il premio
siano eterni.
Non c'è comunque una gran differenza tra
Oriente ed Occidente: semmai, l'Oriente è più sofisticato e prevede molti
livelli di sviluppo e di esistenze. Ma resta in entrambi i casi c’è l'idea che
questo stato sia un fondamentale trampolino di lancio per una vita futura più
evoluta.
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