Noi vogliamo sempre qualcosa, tendiamo sempre a qualcosa, miriamo
sempre a qualcosa... anche quando desideriamo l'illuminazione, la liberazione,
la redenzione o l’immortalità. Si tratta sempre di desideri dell'ego, di
tentativi di realizzazione di tipo egoico. Anche in campo spirituale e
religioso, si cerca di "salvare la propria anima." C'è sempre un ego
che vuole perpetuarsi. Gonfio d'orgoglio.
Certo, tutto ciò è
umano. Ma, se vogliamo procedere oltre, dobbiamo liberarci dell’ “umano”. “Umano,
troppo umano” direbbe Nietzsche. Anche i nostri Iddii e i nostri presunti
paradisi appaiono troppo umani.
Ecco perché in meditazione non dobbiamo tendere a nulla, dobbiamo
liberare la mente dal volere qualcosa. In tal senso si parla di fare il
vuoto o il silenzio.
Quando la mente è
vuota, priva di giudizi, di concetti, di intenzioni, di pensieri, di
elaborazioni intellettuali, di attaccamenti o di rifiuti, allora si vedono le
cose per quel che sono, con chiarezza. Si approda ad una realtà non deformata,
non condizionata dalle distorsioni della visione umana.
Pecchiamo sempre di
antropomorfismo, cioè riduciamo tutto a dimensione umana.
Né Dio, né i cieli, né l’anima hanno questa dimensione. Altrimenti
che trascendenza sarebbe? Noi vogliamo solo un’altra vita come questa. Troppo
poco.
In fondo manchiamo di vere ambizioni e ci accontentiamo di qualche
“piaceruzzo”.
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