giovedì 14 novembre 2019

L'accesso alla meditazione


A che cosa serve la meditazione? Innanzitutto a darti un potere suoi tuoi stati d’animo su cui di solito non hai alcun controllo. E questo tipo di potere ti permette di avere un’influenza sulla realtà e a cambiare il tuo rapporto con te stesso, gli altri e gli eventi.
       I nostri stati d’animo elementari sono stati determinati dalla natura che li ha selezionati per la sopravvivenza: paura, ansia, desiderio, amore, avversione, fuga, gioia, odio, senso di possesso, gelosia, ecc. Su questi stati d’animo noi non abbiamo di solito alcun controllo: si determinano da soli in relazione a determinati eventi. Ed è inutile dire: cerca di non aver paura, di essere coraggioso, di non provare ansia, ecc.
       Ad un primo livello, la meditazione ti addestra a resettare gli stati d’animo elementari e a ritornare ad una sorta di stato d’animo di liberazione che può anche essere gioioso.
       I metodi per arrivarci sono vari: respiro, mantra, vuoto mentale, concentrazione, consapevolezza, ecc. Ma uno piuttosto naturale è utilizzare la stanchezza stessa della mente che tende spontaneamente, dopo un po’, a lasciar andare lo stato d’animo negativo e perturbante e a ritornare ad una sorta di stasi mentale che può essere alimentata deliberatamente fino ad allungarla il più possibile.
Si tratta di una specie di riposo spontaneo che può essere favorito dall’esercizio – dobbiamo abituarci a lasciar andare i pensieri negativi e i loro stati d’animo. Innanzitutto assumiamo l’atteggiamento meditativo dell’interiorizzazione, un po’ come quello della tartaruga che ritira le zampe e la testa sotto il guscio. Sediamoci, chiudiamo gli occhi, calmiamo il respiro, avviciniamoci ad uno stato prossimo al sonno. Qui possiamo anche addormentarci.
Come tutti sanno, il sonno è una grande medico. In esso ci dimentichiamo dei problemi che ci assillano ed entriamo in uno stato di relax.
Ma lo scopo non è quello di dormire, bensì di liberarci dalla tensione. Dopo un po’, uscendo dal sonno o dalla concentrazione profonda, non svegliamoci del tutto. Ci accorgeremo che la nostra mente resta come immobile, essendo uscita da ogni tipo di pensiero. Restiamo così, vuoti, sospesi.
Prima che ritorni il ricordo della realtà, rendiamoci conto del sentimento di benessere. La verità è che svuotare la mente, con i suoi assilli, è un fatto piacevole. Noi restiamo in questo benessere e cerchiamo di prolungarlo. Qualcuno parla di beatitudine, ma non esageriamo. Abbiamo la prova che gli stati di benessere promessi dalla meditazione non sono un mito e possono essere raggiunti da tutti.
Naturalmente siamo solo all’inizio. Il problema successivo è di prolungare con pazienza e determinazione questi stati d’animo e trasferirli il più possibile nello stato di veglia.
Non ci scoraggiamo se incontreremo difficoltà e fallimenti. Anche le meditazioni fallite sono utili.
Al posto di questo metodo, che sfrutta il raccoglimento naturale della mente in certi momenti della giornata, si può utilizzare qualsiasi altro “oggetto” o strumento: la consapevolezza del respiro, un mantra, la concentrazione su un’immagine, l’intervallo tra due pensieri o stati d’animo, ecc. Ma il punto di arrivo è lo stesso: lo svuotamento della mente, la sospensione di ogni altra attività mentale, fino a sperimentare un alto grado di unificazione e benessere.

Il nostro procedimento, comunque, ha il pregio di essere sempre a portata di mano e di non aver bisogno di sforzi. È per così dire un regalo della natura che sembra venirci incontro.

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