lunedì 25 novembre 2019

La guerra interiore


Il Papa e gli altri leader religiosi, quando si incontrano o in altre occasioni, non mancano di elevare appelli alla pace. Tutto bene. Ma, a quanto pare, senza risultati: non solo il mondo è pieno guerre, ma le religioni vi danno anche il loro contributo. Né si è neppure mai visto che una religione riesca a fermare una guerra tra paesi con la stessa fede.
       Come mai? Forse i religiosi non hanno parlato abbastanza di pace? No, ne parlano tutti i giorni. E allora?
       E allora le parole lasciano il tempo che trovano. Ci vuole ben altro. Ci vuole che ogni individuo porti dentro di sé la pace, prima osservando dentro di sé e negli altri tutte le pulsioni di guerra, tutte le antipatie, tutte le discriminazioni e tutte le avversioni, e poi cercando di eliminarle.
       Se non si fa questo lavoro interiore e personale, gli uomini, per quanto religiosi, non si renderanno conto dei propri istinti bellicosi e quindi non riusciranno a devitalizzarli.
       Questo vale per tutti i vari “comandamenti” religiosi. Non serve a niente parlarne. Serve invece, quando sono giusti, introiettarli. Ma qui casca l’asino. Perché le religioni non addestrano alla meditazione personale. E i buoni propositi restano lettera vuota.
La verità è che continuiamo a vivere di chiacchiere e di valori che restano al di fuori, alla superficie dei singoli individui. E, alla prima occasione, i vecchi istinti distruttivi – ben vivi dentro di noi - saltano fuori e… fanno la guerra indisturbati.
Dunque, invece di parlare tanto di pace, amore, bontà, unione e benevolenza, diventiamo consapevoli di quante volte in un giorno proviamo impulsi di aggressività e di odio. E scopriremo come la guerra esterna sia la proiezione della nostra guerra interna.



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