venerdì 15 novembre 2019

Sedere in silenzio


Quando ci sediamo sulla poltrona del dentista e vediamo il trapano, siamo pieni di tensione e di paura - tensione e paura che ci fanno sentire in modo orribile e accrescono la nostra sofferenza. Se a quel punto riuscissimo a rilassarci, scopriremmo che il dolore effettivo è inferiore a quello immaginato.
       Il dolore nella vita è inevitabile, ma la mente che vorrebbe evitarlo lo ingigantisce. In realtà, la maggior parte della sofferenza è di natura mentale, perché la mente ha il potere di moltiplicare i motivi di sofferenza e di ingigantire le paure e i desideri. Se riuscissimo a vedere la realtà così com'è, senza aspettative e senza immaginazioni, senza pensieri e senza parole, accettando sia la gioia sia il dolore, momento per momento, non solo vedremmo le cose con più chiarezza, ma soffriremmo di meno.
       La comprensione è il fondamento di tutto, e ci permette di utilizzare non una mente divisa, separata dall'esperienza e tesa, ma una mente ben più vasta, che è aperta ad ogni avvenimento e che è più vicina alla natura della realtà.
       La sospensione della mente abituale, che è dominata da preoccupazioni e tensioni di ogni genere e che crede di essere un io isolato, ci porta ad un'apertura mentale, ad un'ampiezza di visione, che ci fa distendere e ci apre nuove potenzialità. Molti uomini di genio hanno confermato che le idee migliori le hanno avute quando la rigida razionalità taceva e la loro mente era silenziosa e come sospesa.
       In effetti quando ci sediamo in silenzio e non pretendiamo di controllare noi stessi e il mondo, quando non ci poniamo obiettivi particolari, quando siamo rilassati, la mente rivela le proprie potenzialità. Siamo soprattutto aperti a ciò che è, alla realtà, a quel Sé che si sente ed è parte del tutto.
       Non abbiamo neppure più paura della morte, perché ci rendiamo conto che la morte è simile a ciò di cui abbiamo già fatto esperienza sospendendo corpo e mente.
       Dicevano i maestri zen cinesi: "Se vuoi vederlo, guardalo; se lo pensi, lo hai già perduto".



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