martedì 19 novembre 2019

Il tempo del qui e ora


Ci sono stati d’animo del tutto contrari alla meditazione. Se prendiamo l’ansia, l’agitazione, l’attivismo, la frenesia e altri stati d’animo di questa gamma, scopriamo che il soggetto che ne è in preda non può meditare. Infatti egli vorrebbe essere in qualunque altro luogo e tempo, ma non qui e ora. Questo è il punto. In meditazione invece dobbiamo essere distesi, sereni, rilassati, centrati e a nostro agio nel presente.
E, se non apprezziamo il nostro stare qui e ora, in questo tempo e in questo luogo, finiamo per non poter meditare.
Entrare nel qui e ora significa in realtà penetrare e aderire ad un presente che è quasi fuori dal tempo. E poiché il tempo è sempre relativo, è qualcosa che non può mai essere in sé. Ed è ovvio, perché è più una qualità della mente pensante.
Ma, se il tempo non è oggettivo, noi che cosa inseguiamo? In realtà fuggiamo da noi stessi. L’irrequietezza e l’agitazione sono stati d’animo di chi è alienato, di chi è qui con il corpo, ma lontano mille miglia con la mente.
Lo spazio-tempo con le sue discrasie (passato, presente, futuro; qui e là) è il prodotto di un’anima che non riesce a stare in sé, che è sempre altrove. E la meditazione è il tentativo di rimediare a questa incapacità per abitare finalmente a casa nostra e non vaganti in un mondo in cui non troviamo riparo.
Incominciamo a fuggire, a non essere noi stessi, quando nasciamo; e poi continuiamo tutta la vita, alla ricerca della nostra vera casa dove essere finalmente in pace.
Essere nel qui e ora è entrare nella calma e far finire la fuga alienante. Per chi è calmo e medita, il tempo rallenta e si dilata, fino a scomparire.
Ci sono dunque due stati dell’essere: l’agitazione che fa correre il tempo e ci mette in moto nello spazio e nel nostro stesso essere; e la calma che ci fa essere presenti, nel qui e ora, sereni, soddisfatti.
Ogni tanto ci domandiamo da dove veniamo e dove andiamo… Ecco, dove andiamo? E ci conviene affrettare i tempi?
Se affrettiamo i tempi, affrettiamo soltanto il tempo della nostra alienazione, della nostra malattia mortale. Andiamo da dove veniamo e veniamo dove andiamo. Ma siamo sempre qui e ora. La nostra vita, la nostra realtà è sempre qui, è sempre ora.

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