Gli uomini si trovano a vari livelli di evoluzione. Ci sono quelli
che sono totalmente identificati con ciò che fanno e con ciò che pensano, ossia
con l'esistenza terrena, e ad essi sarebbe inutile parlare di spiritualità,
perché non ascolterebbero nemmeno; hanno altre cose da fare: devono pensare a
far denaro, a fare figli, a diventare importanti o a conquistare cose,
posizioni e persone. Poi ci sono quelli che hanno compreso di essere soltanto
fenomeni transitori e illusori, ma che pensano di non poter far nulla per
cambiare la situazione - al massimo si affidano a un Dio. Quindi ci sono coloro
che vorrebbero fare qualcosa e che si impegnano in questa o quella pratica. E
naturalmente ci sono coloro che si trovano a innumerevoli livelli intermedi.
Quando si capisce che
il mondo è una specie di fantasma e che la vita è una specie di sogno, che
oltretutto dura ben poco, ci si trova in realtà all'inizio del percorso. Questo
è il punto di partenza: il senso di irrealtà, il senso di insoddisfazione, il
dubbio, capire che la felicità non può consistere nell'avere il maggior numero
possibile di cose.
Una volta raggiunto
questo barlume di comprensione, il cammino è avviato. Potranno esserci
deviazioni, soste, ritardi, ripensamenti ed errori, ma la via è segnata: non si
potrà più tornare a quella grezza concezione di un mondo soltanto materiale, in
cui bisogna arraffare il più possibile. Si è capito che la nostra realizzazione
non avverrà mai a quel livello, ma che è necessario sviluppare una visione
spirituale o religiosa delle cose.
Per andare avanti su
questa strada, ci vorrà forse una vita intera... o anche più vite. Però il dado
è tratto.
Purtroppo, se ci si accontenta di ciò che ci dicono le religioni,
ci si trova solo su una via predefinita, percorsa da tanti – una via che non
sarà mai individuale e che non potrà mai farci fiorire per ciò che siamo
realmente.
È come in un viaggio organizzato: se ci affidiamo ad un Tour
Operator, vedremo le cose che sono state preordinate per noi, ma non molte
altre, forse più interessanti. Invece, se procediamo da soli, potremo scoprire
cose nuove e originali, interdette agli altri. La via è personale, perché
dobbiamo innanzitutto scoprire noi stessi. E solo noi possiamo esserlo!
D’altronde, neppure per Gesù la via è un’autostrada su cui tutti
possano entrare per giungere sicuramente alla stessa meta:
“Quanto stretta invece è la
porta e angusta la via che conduce alla vita, e quanto pochi sono quelli che la
trovano!” (Mt 7,14)
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