sabato 16 novembre 2019

La nuova tecnologia della coscienza


La ricerca del Sé non ha niente a che fare con la ricerca psicologica, perché, mentre questa seconda è un'analisi della mente, la prima vuol andare al di là della mente abituale. In tal senso la ricerca spirituale incomincia quando finisce la ricerca psicologica, quando si vuole uscire dai limiti dell'io empirico.
       Il Sé o l'Io spirituale non è il sé o l'io psicologico, ma la sua sorgente. Questa Sorgente si trova là dove cessano i concetti, il dualismo mentale e la distinzione tra conoscente, conosciuto e conoscenza.
       Ed il bello è che è sempre presente, pur essendo eclissata dalle attività mentali. La gente non lo sa e cerca all'esterno ciò cha ha all'interno.
       Il paradosso è che meditare è all'inizio un'attività della mente. Ma ciò che si cerca è al di là della mente.
       La pratica della meditazione formale non è quindi in grado di trovare ciò che cerca... a meno che non consista nel far tacere la mente, per far risplendere ciò che veniva tenuto in ombra.
       Non siamo noi che illuminiamo la sorgente. Noi possiamo solo toglierle gli ostacoli per far sì che brilli da sola.
       Quando il cielo è coperto dalle nuvole, non possiamo vedere il sole. Ma il sole è sempre lì, e, quando le nuvole vengono spazzate via dal vento, ecco che ricompare.
       Fuor di metafora, questa è la situazione del Sé, ossia della sorgente che cerchiamo. È sempre presente, pur essendo oscurata dalle nuvole delle varie attività mentali e sensoriali. Se sospendiamo queste attività, la sorgente risplende di nuovo.
       Ora, la meditazione formale (stare seduti, seguire il respiro, ripetere un mantra, ecc.), essendo un prodotto di uno sforzo della mente, non è in grado di vedere la sorgente. La sua stessa attività la nasconde. Che fare allora?
       Bisogna rivolgere l'attenzione non all'ego, non alle attività mentali, ma ricercare direttamente il Sé. Il Sé è il sole sempre presente, le nuvole sono le attività mentali basate sull'ego. Tolte le nuvole, il Sé risplende di nuovo.
       Non si tratta, però, di pensare il Sé, ma di esperirlo - un'attività che è più simile ad un ricordare o ad un risvegliarsi da un sogno. Quando uscite da un sogno, vi rendete conto che la realtà è un'altra e ve ne ricordate immediatamente.
       Questo risvegliarsi, questo ricordare qualcosa di dimenticato, significa diventare consapevoli. Si diventa consapevoli da una parte, di non essere quel vecchio io e, dall'altra parte, di quale sia la nostra vera natura.
Così si esprime la tradizione. Ma noi oggi possiamo dire che la meditazione è una tecnologia della coscienza che ci permette di usare in modo diverso la mente. Vedere come la mente ci condizioni con le sue strutture di funzionamento e con le sue categorie, e cercare di impiegarla in base a nuove funzionalità.
La mente è come una macchina o un computer che finora ci ha guidati senza che ce ne rendessimo conto. Ma esiste un modo diverso di far funzionare lei (e il cervello). Certo occorrono esercizio, determinazione e creatività.

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