martedì 5 novembre 2019

L'irresistibile ricerca della felicità


 “Solo di rado s'incontra chi dica d'essere vissuto felice e, pago del tempo trascorso, esca di vita come un convitato sazio” diceva Orazio. Ed è un dato di fatto. Tutti pensiamo di essere stati poco felici e di non aver avuto il meglio della vita. Ma continuiamo a desiderare e a sperare di esserlo, perché – come scriveva Malebranche – “non è nel potere della nostra volontà non desiderare di essere felici.”
Forse abbiamo un’idea sbagliata della felicità e pretendiamo troppo. Leopardi pensava che tanti nostri sforzi siano inutili e anzi controproducenti. “Gli uomini sarebbero felici se non avessero cercato e non cercassero di esserlo” scriveva nello Zibaldone.
In effetti, si è felici solo quando si crede di esserlo. Talvolta, ci accorgiamo d'essere stato felici soltanto quando ci troviamo sulle rovine della felicità crollata.
La felicità è qualcosa di più semplice e a portata di mano, mentre noi la cerchiamo in posti, in cose o in persone lontane. “L'uomo è infelice perché non sa di essere felice” scriveva Dostoevskij ne I demoni. “Soltanto per questo. Questo è tutto, tutto! Chi lo comprende sarà subito felice, immediatamente, nello stesso istante.”
Non bisogna nemmeno compiere imprese così straordinarie. Per esempio Bertrand Russell, dopo aver tanto pensato, aveva concluso che, “per essere felici, la vita deve trascorrere per lo più tranquilla, poiché la vera gioia può vivere soltanto in un'atmosfera di tranquillità.”


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