“Solo di rado s'incontra
chi dica d'essere vissuto felice e, pago del tempo trascorso, esca di vita come
un convitato sazio” diceva Orazio. Ed è un dato di fatto. Tutti pensiamo di
essere stati poco felici e di non aver avuto il meglio della vita. Ma
continuiamo a desiderare e a sperare di esserlo, perché – come scriveva
Malebranche – “non è nel potere della nostra volontà non desiderare di essere
felici.”
Forse abbiamo un’idea sbagliata della felicità e pretendiamo
troppo. Leopardi pensava che tanti nostri sforzi siano inutili e anzi
controproducenti. “Gli uomini sarebbero felici se non avessero cercato e non
cercassero di esserlo” scriveva nello Zibaldone.
In effetti, si è felici solo quando si crede di esserlo. Talvolta,
ci accorgiamo d'essere stato felici soltanto quando ci troviamo sulle rovine
della felicità crollata.
La felicità è qualcosa di più semplice e a portata di mano, mentre
noi la cerchiamo in posti, in cose o in persone lontane. “L'uomo è infelice
perché non sa di essere felice” scriveva Dostoevskij ne I demoni. “Soltanto per questo. Questo è tutto, tutto! Chi lo
comprende sarà subito felice, immediatamente, nello stesso istante.”
Non bisogna nemmeno compiere imprese così straordinarie. Per
esempio Bertrand Russell, dopo aver tanto pensato, aveva concluso che, “per
essere felici, la vita deve trascorrere per lo più tranquilla, poiché la vera
gioia può vivere soltanto in un'atmosfera di tranquillità.”
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