Manuel Bortuzzo, il giovane nuotatore
che è rimasto paralizzato su una sedia a rotelle a seguito di una sparatoria
tra malavitosi, ha scritto un libro in cui ha detto che, dopo l’incidente, in
solitudine, è riuscito a trovare il suo vero sé. Proprio così, il vero sé ha
poco a che fare con il corpo, perché sussiste anche se ci paralizzano le gambe
o altre parti. L’identità di fondo è un fatto interiore.
Ma il vero sé ha poco a che fare anche
con la mente, con tutte le sue idee, i suoi valori e i suoi pregiudizi, molti
dei quali sono semplici condizionamenti che ci sono stati indotti dalla
cultura, dalla psicologia, dalla società, dai genitori, dalla religione, dall’educazione
e così via. Anche la nostra psicologia non è veramente nostra: è qualcosa di sovrapposto, di indotto.
Il vero sé, il sé più profondo è al di
là del corpo e dei condizionamenti della mente. Non siamo quelli che appariamo
in società, in questo o quel rapporto sociale. Ma siamo ciò che siamo togliendo i vari rivestimenti, così come
si fa con le sfoglie di una cipolla.
Togli tutto, alla fine resta qualcosa,
un nucleo, che non varia al variare delle varie
condizioni. Quello tu sei.
In fondo in fondo, al di là delle paure
e dei desideri.
Giustamente il libro di Bortuzzo s’intitola
Rinascere.
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