Nel
saggio di Paolo Naso, Le religioni sono
vie di pace: falso!, edito da Laterza, si mette bene in evidenza quanto le
religioni siano invece responsabili di tante guerre. Per esempio la Guerra dei
trent’anni che tra il 1618 e il 1648 fece ben 12 milioni di morti. Ma, più in
generale, l’idea di violenza contro chi la pensa diversamente e crede in altri
Iddii o non crede affatto è proprio connaturata a chi ha un fede.
La fede è quasi sempre intollerante. E i
missionari della varie religioni vanno in giro per “conquistare anime”, spesso
con metodi violenti o fraudolenti.
Noi
oggi abbiamo l’esempio del fanatismo islamico, che ha scatenato varie guerre e
continua a usare il terrorismo, ma nei secoli passati il cristianesimo ha
conquistato mezzo mondo armato anche del crocifisso, con la scusa di voler
convertire i “selvaggi”. Lo stesso antisemitismo che rispunta fuori continuamente
non è una semplice “cattiva interpretazione” dei Vangeli, ma è una loro diretta
applicazione.
Proprio
nei Vangeli, Gesù, in un momento di sincerità, proclama che non è venuto a
portare la pace, ma la spada e la divisione. “Sono venuto a gettare fuoco sulla
terra, e quanto vorrei che fosse già acceso!” (Lc 12, 49)
Anche
nelle religioni orientali esiste un metodo sopraffattorio, del tutto intollerante
e irrispettoso della libertà altrui. E là dove lo stato non è laico, ma
confessionale, per esempio in Israele, in India o in Turchia, assistiamo alle
persecuzioni delle altre religioni.
Il
problema è proprio quello dello stato confessionale, dove non si distingue tra
religione e politica. Oggi il fenomeno è ben visibile anche in Europa, dove il
cristianesimo appoggia la politica più autoritaria. Pensiamo all’Italia dove
non c’è una netta separazione tra Stato e Chiesa e dove tanti preti e cardinali
indicano quali politici votare e non votare e appoggiano o osteggiano voti ai
referendum, e spesso si scontrano fra di loro. E pensiamo a certi leader
politici che usano simboli religiosi per farsi appoggiare dai credenti e dalla
Chiesa.
La
religione si presenta dunque come un altro modo di far politica, ossia di
condizionare la vita dei cittadini. È da questa confusione che nascono tanti
problemi di governabilità. Le religioni hanno uno specifico, ma è illusorio
pensare che debbano o possano occuparsi solo di quello. Alla fin fine, gli
uomini non sono nemmeno capaci di capire che cosa sia la religiosità e parlano
di Dio, di anima, di bontà, di peccato, di paradiso e di inferno proprio per
definire i rapporti di potere all’interno delle loro società terrene. Il resto
è del tutto opinabile.
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