Mettersi
ogni tanto, durante la giornata, a contare o a seguire i respiri fino a dieci
(o di più) serve a creare uno stacco meditativo, un’interruzione nella normale
attività della mente. Ed è incredibile vedere come sia difficile restare
concentrati, anche solo per pochi secondi, in questo esercizio. In sostanza ci
accorgiamo che non siamo noi a guidare la mente, ma è la mente a guidare noi. I
pensieri, le sensazioni,i sentimenti, le emozioni, i ricordi e le fantasie
occupano di continuo lo spazio mentale trascinandoci incessantemente di qua e
di là, a loro piacimento.
Qualcuno
può chiedersi perché perder tempo a seguire il respiro – e quindi a meditare –
quando abbiamo tante cose da fare. Ma la risposta è già implicita nella
domanda. Proprio perché abbiamo tante cose da fare, siamo in balia delle
circostanze e delle volontà altrui; siamo
eterodiretti. Con la meditazione esprimiamo l’intenzione di correggere il
tiro, di rientrare in possesso di noi stessi. In altri termini, ciò che siamo –
ossia ciò che pensiamo e sentiamo – non è più diretto da ciò che è esterno a
noi. E ridiventiamo per un po’ padroni di noi stessi; ci riappropriamo di noi
stessi.
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