Quello che colpisce nelle cosiddette
esperienze di pre-morte è l’incredibile pena che si prova a ritornare nel
proprio corpo, nella propria vita, in questo mondo. Nessuno vorrebbe farlo se
non vi fosse attirato da qualcuno che ha bisogno del suo aiuto: un marito, un
figlio, ecc.
Ci si rende conto all’improvviso di
quanto sia duro vivere. Altro che dono di Dio – una pena! Ha ragione il Buddha
a dire che la vita è sofferenza. Guardatevi intorno: chi è veramente felice?
Chi non ha problemi?
Il ritorno doloroso è sperimentato anche
dai mistici e dai meditanti quando escono dalle loro estasi.
Allora la domanda è: come siamo
capitati in un mondo così pesante? Se c’è un aldilà, un altro mondo, la teoria
della reincarnazione è evidentemente confermata. Anche perché non è detto che
sia l’ultimo e che questo non sia stato preceduto da altri. Può darsi che la
vita sia un processo evolutivo senza fine.
Oltretutto non c’è un Dio giudicante.
Siamo noi stessi che ci giudichiamo rivedendo il film della nostra esistenza
terrena. Nessuna parla mai di religione. Non c’è un Essere che ti chiede a
quale religione appartieni. Ma, semmai, che cosa e come hai amato.
Poiché queste esperienze sono
raccontate da persone che comunque non sono morte, potrebbero anche essere l’ultimo
sussulto di un mente che, liberata dal peso del corpo, trova una lucidità senza
precedenti. Ma è possibile allenarsi fin da adesso a veder chiaro, senza farci
distrarre troppo da una vita oscura e confusa, piena di condizionamenti di ogni
genere.
Alle anime in stato di pre-morte si
apre all’improvviso la mente e comunicano e capiscono in via telepatica.
Non dare nulla per scontato. Ma essere
pronti a tutto.
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