Da certi racconti di esperienze di
pre-morte, di tanti uomini e donne, di tanti mistici e meditanti, si ricava un
quadro confortante di ciò che potrebbe accadere dopo la morte. Una visione
panoramica e simultanea della nostra vita, galleggiare sopra il nostro corpo, la
scoperta dell’interrelazione fra sé e gli altri, il passaggio in un tunnel
verso una grande luce, la sensazione di essere amati incondizionatamente,
conoscere telepaticamente attraverso pensieri e sentimenti, la consapevolezza
di essere eterni e di essere sempre vissuti, l’idea di essere in contatto con
il tutto, una intensa sensazione di compassione verso sé e gli altri, trovarsi
istantaneamente nei posti cui si pensa, al di là del tempo e dello spazio, ecc.
In una visione evolutiva del proprio
essere e dell’Universo, tutto ciò è coerente. Si passa da uno stadio all’altro,
si accresce la propria conoscenza, ci si giudica o si viene giudicati. Ma già
qui compare una prima differenza. Qualcuno parla di un Essere luminoso, pieno
di amore ma giudicante. Qualcun altro parla del proprio Sé, della parte
luminosa di se stessi che rivede e giudica ogni nostro atto, con conseguenze
immediate: ritorno (controvoglia) sulla Terra o passaggio ad altri stadi di cui
però non si sa nulla. C’è anche chi riferisce di condizioni infernali.
Insomma non è tutto pace, amore e
bellezza. Rimangono parecchi problemi. La Terra stessa appare sì un’opportunità,
ma anche una specie di purgatorio. Ritorniamo all’idea di un meccanismo di
reincarnazione e di retribuzione. C’è chi va avanti e chi va indietro. C’è chi
può andare oltre e c’è chi è rimandato sulla Terra o in qualche brutto posto
per terminare i suoi compiti.
E resta il grande mistero del perché ci
ritroviamo in questo mondo (certamente pieno di sofferenza), del come e del
quando questo cammino è iniziato e del perché tutto sia così oscuro e
misterioso. Se le cose fossero lineari, se esistesse un preciso meccanismo di
retribuzione, basterebbe che la cosa fosse chiara e nota a tutti per migliorare
la nostra evoluzione e per non accampare più scuse. Invece il processo resta
confuso, contraddittorio e incerto.
È l’incertezza che regna sovrana e
sparge dubbi. La fede non basta.
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