giovedì 16 agosto 2018

Dopo la morte


Da certi racconti di esperienze di pre-morte, di tanti uomini e donne, di tanti mistici e meditanti, si ricava un quadro confortante di ciò che potrebbe accadere dopo la morte. Una visione panoramica e simultanea della nostra vita, galleggiare sopra il nostro corpo, la scoperta dell’interrelazione fra sé e gli altri, il passaggio in un tunnel verso una grande luce, la sensazione di essere amati incondizionatamente, conoscere telepaticamente attraverso pensieri e sentimenti, la consapevolezza di essere eterni e di essere sempre vissuti, l’idea di essere in contatto con il tutto, una intensa sensazione di compassione verso sé e gli altri, trovarsi istantaneamente nei posti cui si pensa, al di là del tempo e dello spazio, ecc.
In una visione evolutiva del proprio essere e dell’Universo, tutto ciò è coerente. Si passa da uno stadio all’altro, si accresce la propria conoscenza, ci si giudica o si viene giudicati. Ma già qui compare una prima differenza. Qualcuno parla di un Essere luminoso, pieno di amore ma giudicante. Qualcun altro parla del proprio Sé, della parte luminosa di se stessi che rivede e giudica ogni nostro atto, con conseguenze immediate: ritorno (controvoglia) sulla Terra o passaggio ad altri stadi di cui però non si sa nulla. C’è anche chi riferisce di condizioni infernali.
Insomma non è tutto pace, amore e bellezza. Rimangono parecchi problemi. La Terra stessa appare sì un’opportunità, ma anche una specie di purgatorio. Ritorniamo all’idea di un meccanismo di reincarnazione e di retribuzione. C’è chi va avanti e chi va indietro. C’è chi può andare oltre e c’è chi è rimandato sulla Terra o in qualche brutto posto per terminare i suoi compiti.
E resta il grande mistero del perché ci ritroviamo in questo mondo (certamente pieno di sofferenza), del come e del quando questo cammino è iniziato e del perché tutto sia così oscuro e misterioso. Se le cose fossero lineari, se esistesse un preciso meccanismo di retribuzione, basterebbe che la cosa fosse chiara e nota a tutti per migliorare la nostra evoluzione e per non accampare più scuse. Invece il processo resta confuso, contraddittorio e incerto.
È l’incertezza che regna sovrana e sparge dubbi. La fede non basta.


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