lunedì 5 febbraio 2018

Oltre la logica

Il fatto che nell’antichità e in tutto il mondo il primo culto reso alla Divinità fosse quello dei sacrifici (animali e/o umani) la dice lunga su che cosa si pensasse fosse Dio: una potenza selvaggia e violenta, padrone della vita  della morte, che poteva essere placata solo con sacrifici di sangue. (Anche il cristianesimo rientra in questa logica del sacrificio: qui Dio è così simpatico che sacrifica una parte di sé, il “Figlio”.)
Del resto le parole “sacro” e “sacerdote” sono collegate a “sacrificio”.
In seguito è arrivato il restyling , il “religiosamente corretto” e si è cominciato a pensare che Dio fosse solo Amore e Bontà.
Belle parole che non nascondono la realtà. Quando arriva una sciagura incomprensibile, individuale o sociale, ecco che si riaffaccia l’idea di un Dio che richiede sacrifici umani. Non si riesce infatti a conciliare questa idea di un Dio solo buono con ciò che di terribile succede nel mondo.
In Oriente si è eliminata questa difficoltà introducendo l’idea di karma: ognuno riceve in vita ciò che ha seminato nelle vite precedenti. Ma anche qui s’incontra una difficoltà. Quando è incominciato questo karma e perché noi non ricordiamo le vite precedenti?
In realtà sembra più giusto pensare che Dio sia al di là del bene e del male e di tutti i nostri concetti dualistici su cui si basa la nostra mente che giudica gli avvenimenti. Ma come capire tutto ciò se non possiamo usare le nostre categorie mentali?
Non con la mente, ma con la non-mente. Non con la logica, ma con la non-logica. Non con la razionalità, ma con la non-razionalità. Questo è compito della meditazione.
In sostanza, quando ci poniamo questo genere di domande, non dobbiamo rispondere con la solita logica che si trova sempre di fronte a paradossi insolubile. Ma con il silenzio.
Mettiamoci di fronte alla domanda di senso e lasciamo che si creino silenzio, vuoto e spaziosità. Contempliamo l’intero quadro resistendo alle tentazione di dare risposte razionali o rassicuranti. Allarghiamo sempre di più la nostra consapevolezza. Vediamo non se arriva una risposta, ma se si crea in noi uno spazio di comprensione.

È in questo spazio che si esce dal dualismo e dalla sua sofferenza. C’è una via d’uscita oltre la logica.

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