mercoledì 28 febbraio 2018

Il dramma dell'attore


Quando un attore recita un personaggio, sa benissimo che sta recitando un ruolo e che lui è qualcun altro. Se non facesse questa distinzione sarebbe un pazzo.
Noi tutti nella vita recitiamo un ruolo, anzi più ruoli: siamo figli, padri, fratelli, mariti, professionisti, studenti, insegnanti, giovani, vecchi…
Se fossimo intelligenti, come gli attori, non dovremmo mai identificarci con i vari ruoli che andiamo contemporaneamente e successivamente recitando. Questo è l’errore. Dovremmo dire: questo è l’attore e questo sono io.
Dovremmo dirci: questa è la parte che recito. Ma io sono un altro. Io sono me stesso.
Questo me stesso non è il personaggio che recito. Ma allora chi è?
Siamo talmente immedesimati nei ruoli che non sappiamo nemmeno più rispondere a questa domanda.
Il me stesso non è il ruolo che interpreto. Certo, nel ruolo c’è un parte di me. Ma non tutto. Io sono altro.
Il mio vero me, il mio vero io, non si identifica con nessuno di questi ruoli, neppure con quello dell’individuo che nasce, vive e muore. Questa è la parte che recito.
Anzi, quando morirò, smetterò di recitare, dismetterò ogni abito di scena e finalmente potrò tornare a casa mia ed essere me stesso. Può darsi. Ma può anche darsi che vorrò continuare a recitare qualche nuova parte, magari quello di un personaggio in paradiso o all’inferno.
Il fatto è che devo convincermi prima di questa fondamentale distinzione.
Devo smettere di identificarmi in personaggi più o meno finti, devo trovare chi sono.
Questo è il dramma dell’attore. Questo è il compito dell’uomo.

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