Il grande
problema della meditazione è che, mentre noi lavoriamo a livello conscio e
razionale, esiste un vasto mondo interiore, il mondo degli impulsi, dei desideri,
degli istinti e delle tendenze interiori che opera a livello inconscio.
La lotta è
dunque impari. E non ci resta che operare giorno per giorno con la meditazione
in attesa che le nuove tendenze si sovrappongano alle vecchie, le quali ci
trascinano da tempo immemorabile, attraverso una lunga linea di esistenze.
Non siamo noi
che costruiamo il nostro patrimonio genetico, psicologico e spirituale.
Ereditiamo tutto dal passato. E solo ora possiamo aggiungere o togliere
qualcosa, ossia introdurre delle modifiche con la nostra meditazione personale.
Questo sarà il contributo della nostra esistenza.
Ma ci vorranno chissà
quante altre vite per portare a compimento il nostro compito, per cambiare le
cose, per fare spazio alla consapevolezza. Se non lo faremo consapevolmente,
dovremo farlo inconsciamente e ci vorrà molto più tempo.
Finché non
prenderemo coscienza del profondo mare che giace in noi (e in cui noi giaciamo)
e non interverremo volontariamente nella costruzione di noi stessi, potremo
cambiare molto poco, saremo come fuscelli trasportati dal vento cosmico.
Non c’è bisogno
comunque di conoscere e cambiare tutto, tassello dopo tassello. Già da ora
possiamo fare brevi voli fuori dal vecchio io e innalzarci in una nuova
dimensione, come quei pesci che ogni tanto fanno un salto fuori dall’acqua e
vedono in un istante che c’è un altro mondo.
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