Tutte le nostre
idee di giustizia ultraterrena – paradiso/inferno, reincarnazione o
annullamento totale – hanno un grosso difetto: sono mediocri, sono proiezioni
umane (troppo umane), sono cioè ciò che
farebbe un uomo se fosse Dio.
Ma Dio non è un
uomo, non pensa e non progetta come un
uomo. E, dunque, proviamo a ripensare il problema non come uomini - dando per scontato che tutto ciò che ci
immaginiamo non è all’altezza.
Prendiamo in
considerazione le varie ipotesi e scartiamole ad una ad una dicendo: “Troppo
umana, non è questa…” Che cosa rimane alla fine?
La fine del
pensiero.
Quando siamo
alla fine del pensiero, siamo più vicini alla realtà.
A quel punto,
forse, come se vi rammentaste di qualcosa improvvisamente, esclamerete un “Oh!”
di meraviglia.
Lì, in quella
meraviglia, la verità.
Il mondo non è indipendente dalla nostra
esperienza.
Ogni cosa esiste
in un’estesa onda di possibilità, tutte presenti nello stesso tempo. Quando la guardiamo,
quando ne siamo coscienti, assume all’istante una delle sue possibilità di
essere.
Il mondo è un
insieme di potenziali realtà tra cui scegliere. Dunque, in tal senso, lo
creiamo noi.
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