domenica 25 febbraio 2018

La tecnologia della coscienza


La maggior parte degli uomini non ha la minima idea che si possa addestrare la mente (ossia il nostro strumento per relazionarci con il mondo) e vive senza nessun autocontrollo. Usa questo strumento senza sapere che è appunto uno strumento. Di conseguenza, più che usare lo strumento, ne viene usata. Non ne è padrona, ma la schiava.
Dall’oriente ci viene però un diverso messaggio, che ben si sposa con la tecnologia moderna: è possibile prendere in mano i processi mentali e influire potentemente su di essi. È possibile mettere a punto una vera e propria “tecnologia della coscienza.”
Il mondo non è come ci appare. È la nostra mente che ce lo fa apparire in un certo modo. È come un paio di occhiali o un microscopio, che ci fanno vedere in modo differente la realtà. Tutto dipende da come sono fatti e da come vengono usati.
Se metto una paio di occhiali colorati, vedrò le cose di quel colore. Se guardo con un microscopio o con un telescopio vedrò cose che erano presenti ma che non vedevo perché non avevo gli strumenti giusti.
La mente è esattamente questo: uno strumento con cui ci identifichiamo e che ci fa vedere ciò con cui è stata modellata. Ma può essere modellata o impostata in maniera diversa. Non esiste un’oggettività del vedere. Si vede in base allo strumento che si usa.
Basta concepire questa idea per adottare un punto di vista innovativo, per incominciare a guardare la mente come uno strumento che può essere affinato, cambiato e utilizzato in maniera diversa.
Da oggi in poi dobbiamo domandarci: sono io che vedo così o è lo strumento che usa che mi fa vedere così? Dopodiché prendiamo le distanze da questo strumento e incominciamo a studiarlo e a fare esperimenti. Per quanto riguarda il modo in cui vediamo noi stessi, possiamo prender atto della psicologia o della psicoanalisi del profondo; e per quanto riguarda noi stessi e il mondo, possiamo approfondire le tecniche orientali di meditazione, che hanno migliaia di anni di esperienza.

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