La maggior
parte degli uomini non ha la minima idea che si possa addestrare la mente
(ossia il nostro strumento per relazionarci con il mondo) e vive senza nessun
autocontrollo. Usa questo strumento senza sapere che è appunto uno strumento.
Di conseguenza, più che usare lo strumento, ne viene usata. Non ne è padrona,
ma la schiava.
Dall’oriente ci
viene però un diverso messaggio, che ben si sposa con la tecnologia moderna: è
possibile prendere in mano i processi mentali e influire potentemente su di
essi. È possibile mettere a punto una vera e propria “tecnologia della
coscienza.”
Il mondo non è
come ci appare. È la nostra mente che ce lo fa apparire in un certo modo. È
come un paio di occhiali o un microscopio, che ci fanno vedere in modo
differente la realtà. Tutto dipende da come sono fatti e da come vengono usati.
Se metto una
paio di occhiali colorati, vedrò le cose di quel colore. Se guardo con un
microscopio o con un telescopio vedrò cose che erano presenti ma che non vedevo
perché non avevo gli strumenti giusti.
La mente è esattamente
questo: uno strumento con cui ci identifichiamo e che ci fa vedere ciò con cui
è stata modellata. Ma può essere modellata o impostata in maniera diversa. Non
esiste un’oggettività del vedere. Si vede in base allo strumento che si usa.
Basta concepire
questa idea per adottare un punto di vista innovativo, per incominciare a
guardare la mente come uno strumento che può essere affinato, cambiato e
utilizzato in maniera diversa.
Da oggi in poi
dobbiamo domandarci: sono io che vedo così o è lo strumento che usa che mi fa
vedere così? Dopodiché prendiamo le distanze da questo strumento e incominciamo
a studiarlo e a fare esperimenti. Per quanto riguarda il modo in cui vediamo
noi stessi, possiamo prender atto della psicologia o della psicoanalisi del
profondo; e per quanto riguarda noi stessi e il mondo, possiamo approfondire le
tecniche orientali di meditazione, che hanno migliaia di anni di esperienza.
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