Se pregate,
siete convinti di rivolgervi alla Divinità – una Divinità più o meno
personalizzata che dovrebbe in qualche modo ascoltare e rispondere; insomma
dovrebbe esserci una specie di dialogo. Ma ci sono due punti deboli: primo, non
è detto che questo Dio esista davvero; secondo, è molto difficile capire le sue
risposte, ammesso che ci siano.
Dio non
dovrebbe parlare con voce umana, ma con ispirazioni difficili da interpretare.
E se non risponde affatto? In breve, l’incertezza è massima. Anche perché la
sua “risposta” potrebbe essere solo la proiezione di una voce interna all’io
stesso.
Nella
meditazione non ci si rivolge a nessun Dio e non si devono usare parole. Il
compito principale è contattare la realtà al di fuori delle interpretazioni
mentali, cogliere una trascendenza non più antropomorfa la trascendenza della
mente umana, O, comunque, uno stato di quiete e di liberazione dalle tensioni
del mondo; il raccoglimento in un sé che non è più individuale.
E tuttavia
anche la meditazione è una specie di domanda o meglio di ricerca. Manca l’interlocutore,
ma non la meta. La meta è la liberazione dai limiti della mente, con tutte le
sue raffigurazioni, fra cui quella di Dio. È chiaro che arriviamo ad un altro
tipo di trascendenza, cui si arriva non con parole ma eliminando ogni mezzo
strumentale.
Nello stesso tempo,
se vi rendete conto che Dio non può che essere una vostra idea, dato che deve
passare per la vostra mente, potete passare facilmente da un’adorazione o da
una supplica-domanda ad una meditazione senza forma, dove la "meta" diventa uno stato dell'essere, anzi lo stato dell'essere.
Molte persone
sentono che “c’è uno spirito, un potere
più grande, una forza che ci guida”, ma non dobbiamo applicare a questa
esperienza l’etichetta “Dio”. In ogni caso, non corrisponde agli Iddii delle
religioni storiche, che compiono determinate azioni e scelgono profeti, messia,
messaggeri, libri sacri, tavole della legge, ecc. È una vostra esperienza, al di là di ogni dato storico
- un’esperienza “senza forma.”
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