Come nascono le
ricorrenti crisi del capitalismo? Già Karl Marx aveva dato una sua spiegazione
in cui sosteneva che erano ineliminabili. Ma non c’ bisogno di ricorrere a
complicate analisi economiche. Basta osservare che il nostro sistema economico
è basato dall’avidità. Ora, com’è possibile che un sistema basato sull’avidità
non entri periodicamente in crisi?
È vero che l’imprenditore
dà lavoro ad un certo numero di persone, ma, se il suo scopo è arricchirsi il
più possibile, alla fine dovrà sfruttare tutti e tutto. Il denaro è limitato:
se io ne accumulo una certa quantità, dovrò toglierlo a tanti.
Avidità significa
che pochi si arricchiscono a spese di molti. Più aumenta la ricchezza di pochi,
più aumenta la povertà di molti. È quello che avviene attualmente.
Non ci vuol molto a
capire che l’arricchimento avido di pochi sarà pagato dall’impoverimento di
tanti.
Se dunque il
problema sono l’avidità e l’egoismo individuali, non si può produrre una società
equa: sarà sempre iniqua. Nell’istinto dell’avidità c’è l’accumulo egocentrico
di denaro sottratto alla società stessa.
Sarebbe diverso se l’imprenditore
fosse un illuminato che intende ridistribuire la propria ricchezza. Ma sono
come le mosche bianche. I più sono egoisti avidi che tutt’al più fanno un po’
di beneficenza per avere di sé un’immagine più positiva.
Il denaro compra
tutto, anche la coscienza.
Ogni problema umano
si riduce sempre a questo: essere capaci di avere o meno una consapevolezza di
ciò che si fa e si è. Ma, per coltivare questa consapevolezza, ci vuole
riflessione, meditazione e capacità di vedere se stessi nel mondo e anche
oltre. Ci vuole una visione d’insieme e una saggezza che nelle nostre società
dell’egoismo pochi coltivano.
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