Il conteggio
dei respiri da uno a dieci (o altro esercizio analogo) svolge tre funzioni.
Segna il passaggio dell’attenzione dall’esterno all’interno, tranquillizza
l’animo e concentra la mente fermando almeno per qualche secondo la sua
attività compulsiva.
Rendiamoci
contro di come di solito sia la nostra mente che conduce i giochi, non noi. La
mente-scimmia salta instancabilmente da un ramo all’altro, sempre irrequieta, e
ci trascina come una risacca cui non sappiamo opporci.
Cerchiamo,
dopo un’espirazione, di concentrarci sulla pausa del respiro, senza pensieri. Come
confermano i fisici, è il vuoto da cui nasce ogni cosa.
Ritornando al
vuoto ritorniamo all’origine e vediamo le cose senza pensare in modo meccanico.
L’esercizio
dura pochi secondi e può essere ripetuto più volte nella giornata.
Distratti da
mille attività e da mille pensieri, oscuriamo, senza accorgercene, lo stato di
chiarezza e di calma della mente.
Non c’è tempo
da perdere. Noi ci illudiamo che le cose persistano. Ma il mondo e gli esseri
viventi sono fatti per trascorrere presto e per assumere nuove configurazioni.
Questo implacabile processo va avanti da solo, a meno che non si colga l’occasione
per afferrarlo anche solo per un istante. Diceva Orazio:
Anche le parole che ora diciamo
Il tempo nella sua rapina
Ha già portato via
E nulla torna.
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