Se volessimo interpretare la vita solo con la
logica, non ci riusciremmo. L’unico modo per affrontare l’esistenza è l’esperienza.
Lo stesso succede nella meditazione, che non
vuole interpretare o spiegare, ma esperire direttamente.
Utilizzare solo la razionalità sarebbe
separarsi dalla vita, usare solo una dimensione anziché l’intero ventaglio
delle possibilità.
La realtà pone domande la cui risposta è la
pratica.
Sbaglieremmo anche a vedere noi stessi come
semplici individui, divisi e isolati dal contesto universale. L’io in tal senso
è una riduzione, una schematizzazione e dunque qualcosa di artificiale.
Dobbiamo tener conto di tutto l’insieme e rispondere alla realtà con la nostra
intera realtà.
Questo è risvegliarsi,
non altro.
Ma non dobbiamo concettualizzare anche questo.
Dobbiamo sederci e praticare.
Il nostro sbaglio è cercare di cogliere
mentalmente una realtà irriducibile al solo mentale. Comportandoci così, facciamo
semplice filosofia. Restiamo all’esterno dell’esperienza.
Non dobbiamo solo osservare, contemplare o capire,
ma essere. In meditazione, dobbiamo
lasciar andare ogni tentativo di spiegazione per fluire con il mondo.
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