Abbiamo un
bel parlare di valori positivi come bontà, carità, altruismo, perdono,
compassione, ecc., ma senza un risveglio dell’interiorità, senza un’immersione
nell’interiorità, senza una verifica personale, questi valori restano qualcosa
di esterno che non è in grado di agire efficacemente e si trasformano in
esibizioni, sforzi, buoni propositi del tutto velleitari o peggio in alibi.
Senza
un’attenzione all’interiorità propria e altrui, non si capisce nulla di se
stessi e degli altri e ci si muove, pur con le migliori intenzioni, come
elefanti in un negozio di cristalleria, provocando più danni che benefici.
Eppure una
simile consapevolezza non è presente nei libri sacri dell’umanità. Tutto cala
dall’alto e resta lettera morta. Come le raccomandazioni dei genitori. “Siate
buoni!” D’accordo. Ma come?
Che cos’è la
bontà nella mutevoli situazioni della vita? Talvolta è il contrario di quanto
ci immaginavamo.
Per far del
bene a sé e agli altri, non sono possibili risposte automatiche né comandamenti
programmati. In certe condizioni, far del bene è più deleterio che far del
male.
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