Ognuno di noi è un
individuo, in quanto distinto dagli altri. Ma, nello stesso tempo, fa parte di
un tutto unitario, in quanto non potrebbe esistere senza la presenza degli
altri.
È come il rapporto che esiste fra la mano e le dita. Ogni dito
è distinto ed ha caratteristiche proprie. Ma le cinque dita fanno parte di un
insieme che si chiama mano.
Questo
esemplifica il rapporto fra l’individuo e l’insieme da cui proviene e che gli
permette di esistere.
Ancora
una volta scopriamo l’insufficienza del principio logico di identità: A è A e
nello stesso tempo non è A.
Il
principio di contraddizione, ovvero di complementarità, si applica a tutti gli
opposti, che non si escludono a vicenda, ma sono interdipendenti.
Siamo
e non siamo nello stesso tempo una cosa e il suo contrario. Le cose apparentemente
contrapposte sono e non sono i loro contrari.
Vuoto
è forma, forma è vacuità. Samsara è nirvana, nirvana è samsara. Qua è là, là è
qua. Dentro è fuori, fuori è dentro. L’uno è il tutto, il tutto è l’uno. Vita è
morte, morte è vita…
Il
principio di non contraddizione è superato dal principio di contraddizione.
Adesso possiamo riformulare la logica.
Quanto
all’esperienza, questo lo sapeva già. Bene è male, male è bene. Amore è odio,
odio è amore. Crescere è diminuire, diminuire è crescere. Vivere è morire,
morire è vivere.
Adesso
riformuliamo le grandi domande della vita – e diamo risposte non più basate sul
principio di non contraddizione, ma su quello di inclusione.
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